Este Portal de Noticias ha informado acerca de las temerarias declaraciones antes y después del ingreso del Papa Francisco al Policlínico Gemelli de algunos cardenales como Gerhard Müller, Camilo Ruini, Tarcisio Bertone, Roberto Sarah, Leo Burke, Peter Erdo y otros y que siguen hasta hoy en una campaña de descalificación a las líneas de acción doctrinales esenciales del pontificado de JM Bergoglio.
Basta examinar el lenguaje y el objetivo de fondo que expone el poderoso cardenal Ruini al ‘Corriere della Sera’ al día siguiente de los funerales del Papa Francisco para concluir que la Iglesia en ese nivel está dividida entre los partidarios y detractores de la línea reformista inaugurada por JM Bergoglio. Esta realidad –porfiadamente desmentida por voceros Vaticanos- se ha observado a lo largo de las extensas reuniones de las Congregaciones Generales previas al inicio del esperado Cónclave que comienza este miércoles 7 en la Capilla Sixtina.
El cardenal Ruini señaló con pasmosa tranquilidad que: ‘Debemos devolver la Iglesia a los católicos…Francisco parecía favorecer a los lejanos en detrimento de los cercanos de modo que irritaba a quienes durante años se habían dedicado a defender posiciones católicas y que percibían una clara opción de Bergoglio por la apertura a las novedades. Y muchos lo han rechazado para permanecer fieles a sus creencias. Lo que está en juego es la forma católica de la Iglesia, tanto en lo que respecta a la adhesión a la doctrina como al modo de concebir las estructuras eclesiales, a partir del papado y del episcopado.’
Al leer las variadas crónicas de la prensa especializada italiana y los análisis de reconocidos vaticanólogos se concluye que en el Cónclave coexistirán dos modos de ver la Iglesia y su relación con un mundo desigual y azotado por las ‘guerras a pedazos’ tantas veces denunciada por Francisco. Llegó el momento de asumir esta realidad y tratar de entender que no todo lo expresado por estos cardenales conservadores-restauradores era un sentimiento genuino los días del funeral del pontífice argentino.
Por estas razones y otras más que son vox populi en los pasillos y cenas Vaticanas, casi no tienen opciones reales los cardenales que presenta la prensa mundial a saber; Pietro Parolin, Matteo Zuppi, Pierbattista Pizzaballa, Luis Antonio Tagle, Jean-Marc Aveline, Peter Turkson. Tampoco tienen un apoyo suficiente el puñado de cardenales claramente conservadores y opuestos a las reformas impulsadas por Francisco, encabezados por Müller, Sarah, Dolan, Erdó y Burke.
Entonces, en la Capilla Sixtina es muy posible que emerjan voces y nombres de cardenales misioneros, más bien moderados –como los son Ángel Fernández Artime (Familia Salesiana) o Robert Francis Prevost (Familia Agustiniana) que rescaten la esencia positiva de algunas de las reformas de Francisco, con el debido compromiso de llevar a cabo una cuidadosa continuidad y bajo ningún concepto transitar por el peligroso camino de la contrarreforma propiciada por una minoría de cardenales que han mantenido una cierta obsesión irrespetuosa para con un pontífice que para millones de católicos y personas de buena voluntad ha sido un precursor de necesarios cambios en la estructura y praxis de la Iglesia en fidelidad al Concilio Vaticano II y que, desde esa perspectiva, debe evangelizar atendiendo las complejidades y problemas de un mundo secularizado que busca más certezas, menos prohibiciones y un claro sentido de humanidad.
A pocas horas del nuevo Cónclave, 133 cardenales en oración, distantes del poder y cercanos a la profecía -a pesar de sus diferencias y contradicciones- elegirán al nuevo Papa asistidos por la luminosidad y el soplo del Espíritu Santo.
Jaime Escobar Martínez / Director de revista ‘Reflexión y Liberación’.
Roma – Santiago – Madrid
Il Conclave nell’Ora della Verità
Questo portale di notizie ha riportato le dichiarazioni sconsiderate rilasciate dai cardinali Gerhard Müller, Camilo Ruini, Tarcsio Bertone, Roberto Sarah, Leo Burke, Peter Erdo e altri prima e dopo il ricovero di Papa Francesco al Policlinico Gemelli. Essi continuano ancora oggi in una campagna volta a screditare le linee dottrinali essenziali del pontificato di J.M. Bergoglio.
Basta esaminare il linguaggio e l’obiettivo di fondo espresso dal potente cardinale Ruini al Corriere della Sera il giorno dopo i funerali di papa Francesco per concludere che la Chiesa a quel livello è divisa tra sostenitori e oppositori della linea riformista inaugurata da J.M. Bergoglio. Questa realtà, ostinatamente negata dai portavoce vaticani, è stata constatata nel corso delle lunghe riunioni delle Congregazioni generali che hanno preceduto l’inizio del tanto atteso Conclave, che inizierà questo mercoledì 7 nella Cappella Sistina.
Il cardinale Ruini ha osservato con sorprendente calma: «Bisogna restituire la Chiesa ai cattolici… Francesco è sembrato privilegiare i lontani a scapito dei vicini, tanto da irritare quanti per anni si erano dedicati alla difesa delle posizioni cattoliche e percepivano la netta preferenza di Bergoglio per l’apertura alle novità. E molti l’hanno rifiutata per rimanere fedeli alle proprie convinzioni. Ciò che è in gioco è la forma cattolica della Chiesa, sia in termini di adesione alla dottrina sia nel modo di concepire le strutture ecclesiali, a partire dal papato e dall’episcopato.
Leggendo i vari resoconti della stampa specializzata italiana e le analisi di noti esperti vaticani, si può concludere che il Conclave vedrà emergere due prospettive sulla Chiesa e sul suo rapporto con un mondo ineguale, afflitto dalle “guerre a pezzi” così spesso denunciate da Francesco. È giunto il momento di accettare questa realtà e cercare di comprendere che non tutto ciò che questi cardinali conservatori-restauratori hanno espresso durante i funerali del pontefice argentino era un sentimento genuino.
Per queste e altre ragioni che sono di dominio pubblico nei corridoi e alle cene in Vaticano, i cardinali presentati dalla stampa mondiale non hanno quasi nessuna vera alternativa, vale a dire: Pietro Parolin, Matteo Zuppi, Pierbattista Pizzaballa, Luis Antonio Tagle, Jean-Marc Aveline, Peter Turkson. Nemmeno la manciata di cardinali chiaramente conservatori e contrari alle riforme promosse da Francesco, guidati da Müller, Sarah, Dolan, Erdó e Burke, godono di sufficiente sostegno.
Quindi, nella Cappella Sistina è del tutto possibile che emergano voci e nomi di cardinali missionari, piuttosto moderati – come Ángel Fernández Artime (Famiglia Salesiana) o Robert Francis Prevost (Famiglia Agostiniana) – che recupereranno l’essenza positiva di alcune riforme di Francesco, con il dovuto impegno a realizzare una prudente continuità e a non imboccare in nessun caso la pericolosa via della controriforma promossa da una minoranza di cardinali che hanno mantenuto una certa ossessione irrispettosa nei confronti di un pontefice che per milioni di cattolici e persone di buona volontà è stato precursore di necessari cambiamenti nella struttura e nella prassi della Chiesa in fedeltà al Concilio Vaticano II e che, in tale prospettiva, deve evangelizzare affrontando le complessità e i problemi di un mondo secolarizzato che cerca più certezze, meno divieti e un chiaro senso di umanità.
A poche ore dal nuovo Conclave, 133 cardinali, in preghiera, lontani dal potere e vicini alla profezia – nonostante le loro differenze e contraddizioni – eleggeranno il nuovo Papa, assistiti dalla luce e dall’ispirazione dello Spirito Santo.
Jaime Escobar Martínez / Direttore della rivista ‘Riflessione e Liberazione‘.
Roma – Santiago – Madrid