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sábado, septiembre 27, 2025

Un santo della porta accanto: la testimonianza luminosa di Hugo

Un santo della porta accanto

Non lo vedremo presto sugli altari di Roma né stampato su immaginette da distribuire nelle chiese.
Eppure, chi lo ha conosciuto sa che la sua vita è stata un Vangelo aperto. Si chiamava Hugo Ocampo, e ha camminato tra noi con la discrezione di chi non cerca applausi, ma con la forza di chi porta Cristo in ogni gesto.
Oggi, ricordandolo, scopriamo che il suo passaggio non è solo memoria, ma profezia viva: è l’immagine concreta di ciò che Papa Francesco chiama i “santi della porta accanto”.


Chi era Hugo Ocampo

Hugo Ocampo nacque a Concepción del Uruguay, in Argentina, il 14 gennaio 1932.
Non ebbe una vita da copertina né titoli accademici prestigiosi. Lavorò come impiegato amministrativo nella storica Compañía Entrerriana de Teléfonos e, parallelamente, esercitava la professione di podologo, dopo aver studiato a Buenos Aires.
Nella Chiesa cattolica servì come Ministro Straordinario dell’Eucaristia, portando la Comunione ai malati e sostenendo con parole semplici e profonde chiunque incontrasse.

Fu soprattutto un uomo tra la gente: marito, padre, nonno, vicino, amico. Chi lo conobbe lo ricorda come un uomo di umiltà, bontà e fermezza nella fede, capace di guardarti negli occhi senza fretta, di ascoltare senza interrompere, di tendere la mano senza chiedere nulla in cambio.

La sua santità non fu fatta di gesti clamorosi, ma di scelte quotidiane che lasciavano trasparire la grazia. Non era perfetto, perché la santità non consiste nel non sbagliare mai, ma nel lasciarsi trasformare da Dio dentro le ferite della vita. E questo fu il suo grande trionfo: farsi plasmare dalla grazia nella semplicità di ogni giorno.


Tratti di santità quotidiana

La santità di Hugo non si misurava in miracoli spettacolari, ma in gesti piccoli e costanti.

  • Pregava con fedeltà, non per mostrarsi devoto, ma perché sapeva che senza Dio non poteva reggersi.
  • Portava sempre un rosario in tasca.
  • Visitava i malati, sosteneva i poveri, ascoltava chi era smarrito, spesso nel silenzio, senza clamore.
  • Nel suo consultorio di podologia non si curavano solo i piedi, ma soprattutto le anime: giovani, adulti, sacerdoti, religiosi, credenti e non credenti trovavano in lui un fratello capace di consolare e orientare.

Il suo modo di trattare gli altri era disarmante: non umiliava, non giudicava, non cercava protagonismo. Semplicemente c’era, con una presenza fedele che sapeva trasmettere la certezza che Dio non abbandona mai.


Testimonianze che parlano di lui

Molti ricordano i suoi gesti silenziosi, la sua disponibilità, la parola giusta detta al momento opportuno.
Sua moglie spirituale, Mariela Zappa, scrisse al momento della sua morte:

“Ti conobbi a tredici anni, Hugo, e mi portasti nelle case di cartone, sotto tetti che lasciavano entrare la pioggia e su pavimenti di terra, a visitare i malati con Gesù Eucaristia. La domenica mattina percorrevamo le strade per portare la Parola agli anziani che ti aspettavano come Ministro della Comunione.
Segnasti la mia vita con il fuoco della tua fede in Gesù e Maria. Nel tuo studio non si curavano solo i piedi, ma l’anima di chiunque entrasse: giovani, sposi, religiosi, sacerdoti. Sempre ci mostravi che eri un uomo di Dio, contemplativo nell’azione. Grazie, perché hai speso la tua vita facendo il bene.”

Un’altra voce, quella di Susana Raquel Vernaz de Morrison, lo sintetizzò così, collegandosi a una omelia di Papa Francesco:

“Tre grazie dobbiamo chiedere: morire in casa, morire nella Chiesa, morire nella speranza. E lasciare una bella eredità, fatta della testimonianza della vita cristiana. Hugo ci ha lasciato proprio questa eredità magnifica, a tutti noi che abbiamo avuto il privilegio di camminare con lui.”

Queste parole, provenienti da chi lo conobbe da vicino, sono oggi prove vive della sua santità nascosta.


La prova e la fedeltà

La vita di Hugo non fu esente da croci. Affrontò difficoltà economiche, incomprensioni persino dentro la Chiesa, momenti di solitudine e dolore. Eppure non si lamentò: scelse sempre di confidare in Dio.
Diceva spesso davanti a un problema: “Non so come, ma ho la certezza che si risolverà”. Nei suoi occhi brillava una fiducia che era puro Vangelo.

La sua fede non era ingenua: conosceva bene il dolore, lo aveva vissuto sulla propria pelle, ma lo offriva a Dio come oblazione. Questo abbraccio fiducioso della croce è uno dei segni più chiari della santità autentica.


L’eredità nella comunità

Alla sua morte, il 5 febbraio 2014, Hugo lasciò un vuoto immenso. Ma più forte della sua assenza è rimasta la certezza che aveva lasciato un tesoro.
Nella parrocchia di Santa Teresita, ancora oggi lo si ricorda per le sue catechesi improvvisate, i suoi scherzi semplici, il suo modo di parlare di Gesù persino al tassista di passaggio.
La sua famiglia testimonia che fu un marito e un padre amorevole, che sapeva trasmettere pace anche nei momenti difficili.
Un amico disse: “Era impossibile stare con lui e non sentirsi guardato con misericordia. Ti faceva sempre sentire figlio di Dio.”

Il suo ricordo non si è spento con la morte: al contrario, si è moltiplicato, diventando seme in altri cuori. Hugo fu un evangelizzatore senza pulpito, un profeta senza microfono, un santo della vita ordinaria.


Una profezia per oggi

Papa Francesco ci ricorda che la santità non è riservata a pochi, ma è la vocazione di tutti. Hugo lo dimostrò con la sua vita:

  • In un mondo che esalta la superficialità, scelse l’essenziale.
  • In una società che misura il successo con denaro e fama, scelse la coerenza.
  • Mentre tanti si accontentano di sopravvivere, lui visse con la passione del Vangelo.

Il suo esempio è oggi un rimprovero alla nostra tiepidezza e un invito a credere che anche noi possiamo lasciar trasparire la grazia di Dio.


Un appello a riconoscerlo

Non sappiamo se un giorno il suo nome verrà proclamato in una solenne cerimonia a Roma. Ma siamo certi che è già scritto nel cuore di Dio.
Forse è arrivato il momento che la Chiesa ascolti la voce del popolo fedele che riconosce in Hugo una vita luminosa e una santità che non deve restare nascosta.
Perché quando Dio dona un santo, lo dona non solo a una famiglia o a un quartiere, ma all’intera Chiesa.

Se il mondo cerca testimoni credibili, Hugo Ocampo è stato uno di essi.
E forse – solo forse – questa testimonianza scritta può essere il primo passo verso un cammino più grande: che un giorno possiamo dire che quel nostro amico, quel nostro vicino, quel fratello di comunità, è stato ufficialmente proclamato ciò che sempre è stato: un Santo di Dio.


📩 Se conoscevi Hugo Ocampo e hai ricordi o testimonianze, ti invitiamo a condividerli scrivendo a:
👉 marnest@gmail.com

Néstor Ojeda
Néstor Ojedahttps://www.catolic.ar
Néstor Ojeda es periodista y comunicador católico de Concepción del Uruguay, Entre Ríos. Durante más de diez años condujo programas en LT11 AM y fue productor de la serie “Los santos de la puerta de al lado”. Fundador de la Red Solidaria local, recibió el Premio Nacional “Gota en el Mar” al Periodismo Solidario. Actualmente dirige el portal catolic.ar, dedicado al análisis crítico de la actualidad social y eclesial.

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